E’
tornata nella “sua” Chiesa di Stampace, a Cagliari, deposta davanti all’altare
con gli abiti della festa e anche la statua di Sant’Efisio sembra stanca ed
affaticata ma felice, come coloro che l’hanno trasportata ed assolto al voto
fatto al Santo l’11 luglio 1652, quando liberò dalla Peste i loro antenati. Il
4 maggio si è assistito così al “secondo tempo” della magica atmosfera
alimentata dalla “Processione per lo Scioglimento del Voto” e che ha come
“interprete principale” proprio il Simulacro di Sant’Efisio, che si sa, veglia
dall’alto sui suoi fedeli, non solo sulle città e paesi lungo i 65 chilometri, da
Cagliari a Nora, attraverso i quali si snoda, ma su tutta la Sardegna. Sebbene
al rientro sembrasse svanita l’elettricità presente all’avvio della Processione,
forse per la nostalgia e la consapevolezza che la festa si stesse avviando al
termine e sarebbero venuti meno per un altro anno i tanti costumi, la Ramadura
o infiorata che aveva fatto divenire un tappeto odoroso e coloratissimo le vie
di Cagliari, le fanfare e le tracas. Il ritorno è stato come sempre, sommesso
ed intimistico, seguito da chi aveva portato a termine la lunghissima Processione,
la più lunga d’Italia, e da chi aspettava a Stampace, davanti alla piccola Chiesa
intitolata al Santo. La Processione rientra così tra canti, lumi ed emozione, avvolta
in un’atmosfera mistica e dolce. La gente presente, nella sua compostezza non
ha potuto fare a meno di applaudire e di urlare al grido augurante “atrus annus
mellus!”, insomma, un arrivederci anche al prossimo anno. Va in archivio così
anche la 367^ processione, svoltasi in maniera ordinata senza alcuna difficoltà,
al di là di una gioiosa e appagante stanchezza. Serpeggiava la gratitudine di
aver avuto la possibilità di partecipare ma anche quella di essere riusciti in
una impresa che ha messo a dura prova la resistenza fisica di ognuno. E se la Statua,
che rimarrà nella piccola Chiesa per quasi un anno, è stata riposta, non sarà
così per la fede e la devozione che accompagna il culto del grande Santo
Protettore, compatrono di Cagliari, che ha salvato per due volte la città da
disgrazie inenarrabili, come raccontano i suoi estimatori. Verrà nominato, verrà
interpellato, pregato, invocato per eventuali grazie dal popolo, che lo ha
visto suo protettore e la sua cappella sarà sempre meta di pellegrini oranti.
Non è facile vedere in Europa tanta devozione, che non è solo cieca adorazione,
ma partecipazione con uno di “famiglia” alle vicende della propria casa, dei
propri figli, dei genitori: è Sant’Efisio.
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