I Dialetti, un patrimonio da non perdere che si inserisce nel contesto della Festa di Sant’Efisio grazie ai Pregadorias

La Festa di Sant’Efisio grazie alle figure dei Pregadorias, che recitano nel proprio dialetto le preghiere volte al Santo, hanno conservato e permesso di tramandare un grande patrimonio linguistico della Sardegna Sud-Occidentale e di Cagliari, un vero insieme di preziosi idiomi che rendono ancora più speciale l’Evento, rendendo l’atmosfera ancora più surreale e sognante, arricchendola di dettagli storici, tradizionali e religiosi che non si perderanno nel tempo.

I Dialetti, un patrimonio da non perdere che si inserisce nel contesto della Festa dei Sant’Efisio grazie ai Pregadorias

È quella di Sant’Efisio una processione decisamente sarda. Per i luoghi, per la storia ma anche per la lingua “ufficiale”. Tutte le preghiere vengono infatti recitate proprio nell’idioma dell’Isola; a sostenere con le preghiere ci pensano i «pregadorias», che hanno le inflessioni del dialetto sudoccidentale della Sardegna. Sembrano non fermarsi mai i pregadorias, che, anzi, si esaltano man mano che si arriva al clou della preghiera, quando sta per arrivare il simulacro del Santo, alzando anche il tono della loro litania, del loro salmodiare filastrocche che arrivano chissà da dove e chissà da quando.

Comunque, non è difficilissimo capirne la discendenza ed assegnarle al periodo ispanico – aragonese, perché anche in Spagna, in Catalogna, si trovano pure oggi i “gosos”, che sono davvero i maestri dei pregadores. La formula è complessa e semplice all’insieme: dalle voci dei fedeli escono richieste di aiuto, per sé ma anche per i propri famigliari, l’esaltazione delle caratteristiche taumaturgiche del Santo, il quale sembra essere capace di qualsiasi miracolo. E’ una forma popolare perché spesso scende su formule magiche, introdotte quasi di nascosto della gerarchia della Chiesa.

Ma le caratteristiche che sono nate dietro la processione per lo scioglimento del voto, non finiscono qui ed anzi arrivano alle gare poetiche in “limba”, una volta solo in campidanese ed ora anche in logudorese, per far capire che il rispetto al Santo viene tributato da tutta l’Isola.

Senza tacere però dei «rosari cantati», che hanno la spinta di due cori, che si sostengono l’uno con l’altro per cantare le musiche importanti della Chiesa Cattolica. Sono semplici, popolari, quindi, e sembrano tutti eguali e solo un orecchio attento capisce le differenze e le inflessioni di un territorio rispetto ad un altro.

Tutte queste differenze vengono esaltate dalla Processione di Sant’Efisio, che diventa un mix completo durante quello spostamento da Cagliari a Nora: in quel tragitto il popolo ed il Santo potranno capire la complessità culturale che accompagna una fede genuina, fatta di cose semplici e nel contempo importanti. 

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