Le Traccas: i carri da lavoro che divengono un’icona della tradizione della Festa in Sardegna

Nella Festa di Sant’Efisio non mancano i famosi carri della tradizione Sarda, i carri da lavoro o traccas che per l’occasione si trasformano e assumono le tonalità della gioia, ora come allora vengono addobbati con fiori e stoffe e divengono bellissimi, come le donne che vengono sopra di essi trasportate, persino i buoi che li trainano, i silenziosi e imponenti lavoratori dei campi, simbolo di fatica, si trasformano d’incanto in un elemento fondamentale dell’insieme, adornati con eleganti composizioni floreali e tessuti: insomma una gioia per gli occhi, da non perdere

Le Traccas: i carri da lavoro che divengono un’icona della tradizione della Festa in Sardegna

Quello delle “traccas” è uno spettacolo nello spettacolo: sono delle vere e proprie roulottes, carri trainati da buoi immensi, con dei “quadri” fatti apposta per esaltare le peculiarità della vita quotidiana, rivolta in gran parte all’agricoltura. I partecipanti, soprattutto donne, indossano splendidi vestiti colorati, della tradizione, s’intende, e spiccano all’interno delle traccas, da dove lanciano fiori rispetto agli spettatori. C’è tutta una maestria nella costruzione di traccas, con artigiani altamente specializzati pronti a riproporre manufatti molto, molto belli. Delle vere roulotte ante litteram, s’è detto: nei giorni della processione, che è lunga e faticosa, all’interno ci si può dormire e sono comunque usate quale appoggio per l’organizzazione. Le tradizioni a volte mutano ma rimane sempre il momento della marcia ben diviso da quello della “esposizione”. E cioè, durante il percorso, in campagna, ci si mettevano i vestiti da fatica ma quando si arrivava nei pressi di un centro abitato, via al cambiamento repentino e così comparivano di nuovo i vestiti da parata, con le donne pronte a sfoderare il sorriso più splendente. Era, ed è, per la gioventù quasi una festa di iniziazione, molto ambita, con le giovani donne quasi ricoperte da una cascata di fiori coloratissimi. Ma nelle traccas c’erano anche riserve alimentari e acqua. Il prezioso liquido, ricercatissimo quando il sole e la stanchezza si facevano sentire, veniva custodito in contenitori chiamati “furiottus”, imboscati all’interno del carro, lontano dal sole. Ce ne era anche per gli animali dal momento che i bovini vengono continuamente dissetati con acqua potabile. E il cibo? Pronto! Salami, insaccati della tradizione e poi i formaggi, il tutto accompagnato dal “muddizzosu”, il pane caratteristico di Cagliari e dintorni, disponibili per sostenersi. Solo piatti freddi? Manco per idea! Ad un certo punto usciva fuori il “caddaxiu”, una grande pentola di rame proprio per cuocere qualsiasi cosa in un rituale che è rimasto quasi sempre eguale da oltre tre secoli.

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