Sant'Efisio, soldato tra i soldati

Le sue reliquie sono conservate dalla Brigata "Sassari" in una urna che è un capolavoro dell'argenteria orafa.

Perché un siriaco come Efisio, un ufficiale, abbia operato in Sardegna sotto l’imperatore Diocleziano, raggiungendovi il martirio, è frutto del grande libro dell’Impero Romano. Però la sua è stata una storia vera, drammatica, esemplare, ed è stato fedele alla sua chiesa, al punto di trovare la morte a Nora. Così fedele a quella fede e a quella terra, che poi, secoli più tardi, trovò occasione di farsi amare ancora di più, quando sconfisse prima la Peste Nera e, poi, le armate napoleoniche. Un Santo Soldato, venne chiamato.

Perché poi i resti del Santo siano stati di proprietà dell’Arcidiocesi di Pisa, va anche questo pensato come un disegno del grande libro della Storia. Ma i Pisani, che sapevano del grande culto della Sardegna per il santo, decisero, con molta calma, invero, nel 2011, dopo novecento anni, di riconsegnarne le reliquie direttamente al 151° Reggimento fanteria della Brigata "Sassari", di stanza nella caserma Monfenera di viale Poetto, a Cagliari. Un soldato tra i soldati.

Insomma, il Santo ‘soldato’ aveva così trovato la pace delle sue ossa terrene all'interno della brigata meglio addestrata dell’intero Esercito Italiano. La vicinanza dei combattenti al Santo è proverbiale e tra gli ex voto dedicatigli, si notano le molte testimonianze dei reduci delle due guerre e non solo. Tante, quale segno della grande devozione.

E sempre per dire la stranezza della storia, le reliquie di Sant'Efisio sono materialmente custoditi dalla Brigata, nella sua cappellina all'interno di un'opera d'arte orafa, realizzata in argento da un artigiano cagliaritano: con quel reliquiario i resti del Santo escono per le manifestazioni "pubbliche", sempre accompagnati da un picchetto armato, non si sa mai. Il Santo, lo dicono quelli della Brigata, ha protetto i militari "nella missione Isaf in Afghanistan dal settembre 2011 all'aprile 2012, confermandosi un Protettore straordinario". E nei giornali ufficiali della Brigata vi sono le testimonianze dirette di coloro che gli si affidarono durante le difficoltà del servizio.

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