La storia di sant'Efisio

Dall'Asia minore all'Italia, tra leggenda e verità, storia e tradizione, la vita del Santo che liberando Cagliari dalla peste Seicentesca ha conquistato la devozione dell'intero popolo sardo.

«Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall'invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo». Sono queste poche parole, attribuite a sant'Efisio, e secondo la tradizione pronunciate poco prima della sua morte, a spiegare chiaramente il ruolo particolare assegnato al Santo, quale protettore del popolo cagliaritano, che lo celebra ininterrottamente ogni 1° Maggio, dal 1657.

Fu in occasione della devastante pestilenza che a partire dal 1655 sconvolse la città di Cagliari, che la cerimonia in onore del Santo assunse i fasti che ancora oggi la caratterizzano, rendendola una delle celebrazioni più famose e partecipate dell'intera Sardegna. Dopo la scomparsa della peste, infatti, i consiglieri cagliaritani legarono la città al voto perpetuo di celebrare annualmente sant'Efisio per ringraziarlo della salute ritrovata, scegliendo il mese di Maggio quale simbolo di rigenerazione della natura.

Nato a Elìa Capitolina, una colonia romana nel seno di Gerusalemme nel 250 d.C., da madre pagana e padre cristiano, Efisio fu un ufficiale dell'esercito romano inviato in Italia per difendere gli interessi dell'Impero Romano e combattere il cristianesimo. Una leggenda devozionale narra che mentre era in marcia verso Napoli (o Brindisi) alla testa del suo reparto, il giovane ufficiale venne disarcionato da un bagliore improvviso e sul palmo della mano destra gli si impresse una croce: a seguito di questo episodio Efisio si convertì al cristianesimo. Accusato di infedeltà, venne imprigionato a Cagliari e nonostante l'intervento dell'aristocratica madre e dello stesso imperatore Diocleziano, che tentò invano prima con promesse, poi con torture, di farlo abiurare, venne decapitato il 15 gennaio 303 d.C. sulla spiaggia di Nora, dove era di stanza.


Nella foto: la spiaggia la chiesa di Sant'Efisio di Nora (Pula, Cagliari, Costa Sud-Ovest della Sardegna).

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