Sul colle di
Tuvixeddu, all’interno delle città metropolitana di Cagliari si trovano i
resti archeologici della più grande e vasta necropoli punica di tutto il bacino
del Mediterraneo. Essa è conosciuta con lo stesso nome del colle che in
dialetto sardo significa, infatti, "piccoli fori", quindi il
"colle dei piccoli fori", dal termine "tuvu" che significa
"foro", "cavità". In tal modo i sardi indicano proprio
quelle cavità che costituiscono le tombe scavate nella roccia calcarea. La Necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu di
Cagliari, portata alla luce nel 1908 con gli scavi ad opera di Antonio
Taramelli, è quel che resta dell’antica città di Karaly che un tempo sorgeva
sul luogo della moderna città. Si trova tra viale Sant'Avendrace e via Is
Maglias.
La necropoli fu utilizzata dalla fine del VI al III secolo
a.C., le tombe sono per la maggior parte di tipo a pozzo, scavate fino a raggiungere
una profondità variabile tra gli otto e i tre metri.
Ciò che rende unica la Necropoli
fenicio-punica di Tuvixeddu è la presenza di pitture parietali di
tradizione nord-africana, qualcosa di molto raro tra le testimonianze archeologiche
del mondo punico giunte fino a noi. Queste pitture, risalenti al IV e al III
secolo a.C., raffigurano elementi decorativi floreali tra cui primeggiano i
fiori di loto e le palmette, motivi geometrici, immagini di serpenti e gorgoni.
Costituisce particolare interesse la tomba detta del dio Sid, dove l’effigie di un uomo è identificabile
con quelle della divinità sardo-punica che nell’antichità era venerata presso
il tempio di Antas, ubicato nella valle a sud del paese di Fluminimaggiore. Il
particolare dipinto rappresentante un cobra alato che regge sulla testa il
disco solare, caratterizza, invece, la tomba detta dell’ureo, dal nome della
divinità cui assomiglia questo tipo di raffigurazione pittorica.
L’area archeologica è
visitabile gratuitamente tutti i giorni, l’ingresso si trova lungo via
Falzarego.
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