L'emancipazione femminile dell'Arciconfraternita

Il lungo percorso delle donne nell'Arciconfraternita del Gonfalone di Cagliari: ammesse un secolo dopo la fondazione della congregazione, ovvero nel 1763, furono "parificate" agli uomini soltanto nel 1971. Insieme alla figura della "Priora".

Quando si parla di emancipazione femminile, di rivendicazioni di "genere", nemmeno lontanamente verrebbe da pensare che anche all'interno dell'Arciconfraternita del Gonfalone, sotto l'invocazione di sant'Efisio martire, il problema venne vissuto in maniera intensa e dolorosa. Va ricordato che solo dal 1763, un secolo dopo la fondazione, le donne vennero ammesse: potevano iscriversi, fare "massa" e soprattutto dovevano pulire le sedi, curare la chiesa, dare ordine ai costumi che poi avrebbero sfilato per la grande processione per lo scioglimento del voto a sant’Efisio. Non avevano, insomma, alcun potere decisionale.

Dopo la seconda guerra mondiale, anche in considerazione del ruolo svolto nei periodi di assenza degli uomini richiamati nel conflitto, avanzarono una mozione per "pareggiare" le posizione nei ruoli e, soprattutto, volevano il voto. La mozione venne clamorosamente bocciata e quello stato di cose proseguì sino al 1971, quando, finalmente, non vi fu più distinzione "funzionale" tra uomini e donne all'interno dell'Arciconfraternita.

Per loro, per le donne, venne però istituito una sorta di "ruolo" apposito, nel senso che si materializzò la figura della "Priora", che appunto, rappresenta le consorelle, divise a loro volta in onorarie, novizie e professe.

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