Veste azzurro-indaco: ecco la "divisa" dell'Arciconfraternita del Gonfalone

I membri dell'Arciconfraternita del Gonfalone si riconoscono subito durante la Processione: gli uomini indossano una veste azzurro-indaco. Le donne un lungo abito nero, con camicetta e guanti bianchi.

Aveva come scopo principale il riscatto dei cristiani catturati dai predoni. Oggi invece l'Arciconfraternita del Gonfalone si interessa, per fortuna, solo dei riti in onore di Sant'Efisio. Alla metà del Cinquecento un Papa, Paolo III, le diede una veste legale, ma la spinta era così impetuosa che nell'Ottocento, dopo altri passaggi giuridici, Pio VI, la istituì come Arciconfraternita.

E così tocca ai suoi aderenti portare a termine il rito dello Scioglimento ogni Primo di Maggio, ed anche, ma è una riscoperta recente, la processione delle Sette Chiese. Il Giovedì Santo la lunga teoria dei confratelli, con la loro veste azzurro-indaco, con bottoni bianchi, stretta alla vita da un cingolo, pure bianco dal quale pende il rosario detto di San Bonaventura, si avvia all'interno del quartiere secondo un percorso prestabilito dalle tradizioni.

Continuando ad accendere un faro sull'abbigliamento, va ricordato che nelle processioni penitenziali, come quelle della Settimana Santa, il capo dei confratelli è ricoperto da un cappuccio azzurro rovesciato all'indietro. I guanti bianchi vengono indossati solo per le grandi solennità. Le donne, le consorelle, hanno un abito più morigerato e si presentano alle processioni con camicetta e guanti bianchi, un lungo abito nero, cinto dal cingolo bianco con rosario di San Bonaventura.

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