Una storia, una leggenda, una fede: Sant'Efisio

Sant'Efisio è molto di più del Patrono della provincia di Cagliari e santo più amato della Sardegna: una storia, una leggenda, una fede. Sempre viva.

Non è mai troppo parlare di Efisio e della sua vita avventurosa, anche perché proprio su quella si basa la grande festa popolare del Maggio, frutto del ricordo e della devozione verso la Cristianità. E forse sarà anche un caso del destino che il Santo nacque a Gerusalemme nel 273.d.C. Ed anche per il destino che doveva compiere, Efisio seguì la corte dell'imperatore Diocleziano, che tentava di rinsaldare la forza dell'Impero Romano, individuando nei cristiani, per i loro sentimenti di pace, una delle cause del disgregamento istituzionale. Fatale allora, una delle ultime persecuzioni verso i seguaci di Cristo ed altrettanto fatale che anche Efisio, diventato un capo militare, fosse il braccio militare dell'Imperatore. E lo meritò per il grande accanimento e, si potrebbe dire, qualità con il quale lo portò a termine. Diocleziano decise, e così si snoda la storia, di mandarlo in Sardegna. Efisio obbedì all'ordine e raggruppò un contingente a Gaeta, in attesa di spostarlo nell'isola con le triremi imperiali. La storia, la leggenda, sicuramente la fede, parla adesso di una tempesta paurosa, terribile, che a Efisio parve essere quella mortale per lui e la sua scorta. Ed invece, sempre la fede è a parlare, ecco una voce che lo incitava a passare di campo, a diventare per i cristiani non più un persecutore ma un protettore. Efisio pose tanta importanza all'evento che si fece tatuare una croce sul palmo della mano. E si fece battezzare.

A Cagliari anziché dare la caccia ai cristiani iniziò un apostolato forte, persuasivo tanto da fare migliaia di proseliti. Diocleziano prima tentò di scusarlo e mandò emissari per blandirlo e farlo ritornare all'ovile. Vista l'inutilità della sua azione passò alla vendetta con l'invio in Sardegna di un ufficiale, che aveva il mandato di uccidere Efisio e riprendere la repressione.

Per l'emissario di Diocleziano, che aveva intanto imprigionato Efisio, fu tutto impossibile perché, qui parla ancora la fede, la notte arrivavano sul suo corpo gli angeli a lenirlo di tutte le torture subite. Il suo persecutore disse allora "A morte" e così nel "diciottesimo giorno delle calende di febbraio dell'anno 303, sotto il dominio di Diocleziano, essendo preside Flaviano, il beato martire Efisio affidando l'anima a Dio e alzando le braccia al cielo, conclude la sua vita terrena nel luogo che è detto Nuras, presso la città di Cagliari, nell'isola di Sardegna".

Questa la tradizione: da qui si innesta poi, pian piano, una venerazione che cresce sino a diventare quella odierna, fatta di processioni, ex voto, ricordi. Insomma, il culto di Sant'Efisio.

Commenta l'articolo (0)

Per commentare l'articolo devi effettuare l'accesso